La Storia non si riscrive. Oggi su Repubblica.
P.s. qui una puntata di blu notte dell’ottimo Carlo Lucarelli “L’ombra oscura della P2”.
La Storia non si riscrive. Oggi su Repubblica.
P.s. qui una puntata di blu notte dell’ottimo Carlo Lucarelli “L’ombra oscura della P2”.
San Casciano dei Bagni. Oggi su Repubblica.
Aggiornamento: cita la vignetta Martina Piperno il 16 novembre su Domani.
Trovo questa importante intervista a Maria Cervi e la giro all’attenzione dei passanti e ripassanti del mio blog.
“È un rito. L’8 marzo, le deputate Ds brindano, alla Camera. E quest’anno, che è sessantesimo dalla Liberazione, hanno invitato anche il Coordinamento femminile dell’Anpi. Come dire: le partigiane, le madri della Repubblica. Fra di loro ci sarà anche Maria Cervi, che all’epoca era troppo piccola per fare la staffetta, ma è pur sempre la figlia di Antenore e la nipote di Gelindo, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio, Ettore. I fratelli Cervi insomma. Quelli fucilati dai fascisti il 28 dicembre 1943. Quelli Medaglia d’Argento al Valor Militare. Quelli della canzone di Fausto Amodei: sangue del nostro sangue/ nervi dei nostri nervi. Quelli di cui Silvio Berlusconi ignorava l’esistenza, finché, a un Porta a Porta del 2000, Fausto Bertinotti lo informò che «furono uccisi per aver ospitato dei militanti comunisti». «Accetto volentieri l’invito a salutare papa Cervi» propose cordiale l’allora candidato premier. Peccato che papa Cervi, il leggendario Alcide, patriarca democratico e contadino illuminato, fosse morto già da trent’anni, e neanche tanto giovane: 94 primavere.
Maria, la maggiore dei dieci orfani Cervi, quella con più ricordi, non se la prese più di tanto per questa smemoratezza. Anche se con il vecchio Alcide ha dedicato la vita a custodire la memoria di quegli eventi. Prima nella cucina del podere Campirossi, dove ogni domenica arrivavano torpedoni di «compagne e compagni» e oggi nel Museo Cervi, stessa terra e stessa casa e 20 mila visitatori l’anno. «Alle gaffes di Berlusconi siamo abituati» dice. «Il vero insulto è veder calpestati tutti i giorni i valori che mio nonno e i suoi figli hanno consegnato all’Italia». Questi valori vigevano anche per le donne, a casa Cervi? Perché nelle famiglie contadine non è che mogli e figlie se la passassero bene. «Il giorno che sono nata, mio padre fece suonare le campane. E stupì mia madre, perché si faceva solo se nasceva un primogenito maschio. Disse: “Penso che uomini e donne devono avere gli stessi diritti”. Read the rest of this entry »