La storia. E così auguro a tutto il mondo, a me, a noi, un 2025 pieno di trattori con mappamondi sopra.
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Pastasciutta antifascista
Oggi antifascismo, libertà, giustizia e democrazia. 81 anni fa l’inizio della Resistenza e la storica pastasciuttata che la Famiglia Cervi offrì agli abitanti del paese di Campegine dopo la destituzione e l’arresto di Mussolini, il 25.7.1943.
Alla “Fratelli Cervi”
Stamattina invitato dall’Istituto Comprensivo “Fratelli Cervi” (Rm), a parlare con ragazze e ragazzi di Costituzione e migrazioni e vignette. Tanta partecipazione e domande. Un abbraccio alle insegnanti e a queste/i magnifiche/i ragazze/i. Grazie.
Venticinque aprile
Questo è il mio fiore del Partigiano e lo trovate così nelle mie vignette per il 25 aprile. Per un’iniziativa dell’Anpi di Colleferro, per l’Istituto Cervi, per la vignetta su Repubblica del 25, e per un’animazione (!) video per il 54esimo di matrimonio dei miei (proprio il 25 aprile). E’ sempre lo stesso fiore del Partigiano. Da sempre, per sempre.
Cosa c’entrano i fratelli Cervi con l’8 marzo? C’entrano eccome
Trovo questa importante intervista a Maria Cervi e la giro all’attenzione dei passanti e ripassanti del mio blog.
“È un rito. L’8 marzo, le deputate Ds brindano, alla Camera. E quest’anno, che è sessantesimo dalla Liberazione, hanno invitato anche il Coordinamento femminile dell’Anpi. Come dire: le partigiane, le madri della Repubblica. Fra di loro ci sarà anche Maria Cervi, che all’epoca era troppo piccola per fare la staffetta, ma è pur sempre la figlia di Antenore e la nipote di Gelindo, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio, Ettore. I fratelli Cervi insomma. Quelli fucilati dai fascisti il 28 dicembre 1943. Quelli Medaglia d’Argento al Valor Militare. Quelli della canzone di Fausto Amodei: sangue del nostro sangue/ nervi dei nostri nervi. Quelli di cui Silvio Berlusconi ignorava l’esistenza, finché, a un Porta a Porta del 2000, Fausto Bertinotti lo informò che «furono uccisi per aver ospitato dei militanti comunisti». «Accetto volentieri l’invito a salutare papa Cervi» propose cordiale l’allora candidato premier. Peccato che papa Cervi, il leggendario Alcide, patriarca democratico e contadino illuminato, fosse morto già da trent’anni, e neanche tanto giovane: 94 primavere.
Maria, la maggiore dei dieci orfani Cervi, quella con più ricordi, non se la prese più di tanto per questa smemoratezza. Anche se con il vecchio Alcide ha dedicato la vita a custodire la memoria di quegli eventi. Prima nella cucina del podere Campirossi, dove ogni domenica arrivavano torpedoni di «compagne e compagni» e oggi nel Museo Cervi, stessa terra e stessa casa e 20 mila visitatori l’anno. «Alle gaffes di Berlusconi siamo abituati» dice. «Il vero insulto è veder calpestati tutti i giorni i valori che mio nonno e i suoi figli hanno consegnato all’Italia». Questi valori vigevano anche per le donne, a casa Cervi? Perché nelle famiglie contadine non è che mogli e figlie se la passassero bene. «Il giorno che sono nata, mio padre fece suonare le campane. E stupì mia madre, perché si faceva solo se nasceva un primogenito maschio. Disse: “Penso che uomini e donne devono avere gli stessi diritti”. Read the rest of this entry »