Cosa c’entrano i fratelli Cervi con l’8 marzo? C’entrano eccome

7 comments

Trovo questa importante intervista a Maria Cervi e la giro all’attenzione dei passanti e ripassanti del mio blog.

“È un rito. L’8 marzo, le deputate Ds brindano, alla Camera. E quest’anno, che è sessantesimo dalla Liberazione, hanno invitato anche il Coordinamento femminile dell’Anpi. Come dire: le partigiane, le madri della Repubblica. Fra di loro ci sarà anche Maria Cervi, che all’epoca era troppo piccola per fare la staffetta, ma è pur sempre la figlia di Antenore e la nipote di Gelindo, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio, Ettore. I fratelli Cervi insomma. Quelli fucilati dai fascisti il 28 dicembre 1943. Quelli Medaglia d’Argento al Valor Militare. Quelli della canzone di Fausto Amodei: sangue del nostro sangue/ nervi dei nostri nervi. Quelli di cui Silvio Berlusconi ignorava l’esistenza, finché, a un Porta a Porta del 2000, Fausto Bertinotti lo informò che «furono uccisi per aver ospitato dei militanti comunisti». «Accetto volentieri l’invito a salutare papa Cervi» propose cordiale l’allora candidato premier. Peccato che papa Cervi, il leggendario Alcide, patriarca democratico e contadino illuminato, fosse morto già da trent’anni, e neanche tanto giovane: 94 primavere.

Maria, la maggiore dei dieci orfani Cervi, quella con più ricordi, non se la prese più di tanto per questa smemoratezza. Anche se con il vecchio Alcide ha dedicato la vita a custodire la memoria di quegli eventi. Prima nella cucina del podere Campirossi, dove ogni domenica arrivavano torpedoni di «compagne e compagni» e oggi nel Museo Cervi, stessa terra e stessa casa e 20 mila visitatori l’anno. «Alle gaffes di Berlusconi siamo abituati» dice. «Il vero insulto è veder calpestati tutti i giorni i valori che mio nonno e i suoi figli hanno consegnato all’Italia». Questi valori vigevano anche per le donne, a casa Cervi? Perché nelle famiglie contadine non è che mogli e figlie se la passassero bene. «Il giorno che sono nata, mio padre fece suonare le campane. E stupì mia madre, perché si faceva solo se nasceva un primogenito maschio. Disse: “Penso che uomini e donne devono avere gli stessi diritti”. Era una famiglia diversa, si prendevano le decisioni tutti insieme. Mia madre e le zie erano orgogliose delle attenzioni ricevute. La gente si stupiva, ma questo è l’ambiente in cui sono cresciuta. E mi pare che poi le donne Cervi abbiano dato buona prova di imprenditorialità mandando avanti il podere quasi senza uomini: solo il nonno e un cugino che era venuto a stare da noi». Come cambiò la sua vita dopo l’eccidio? «Fino a nove anni era stata solo allegria, canti, scherzi. Ma anche dopo c’è stata sempre la determinazione ad andare avanti. Ci mandarono a lezione privata per recuperare la scuola perduta. Era una testimonianza di volontà».

Si racconta che sua nonna morì di crepacuore. «Non è così: morì un anno dopo, in seguito all’ennesimo incendio appiccato alla fattoria dai fascisti. Lei aveva resistito al dolore. E, per quaranta giorni, aveva taciuto la notizia al nonno, che era tornato dal carcere troppo mal ridotto per dirglielo subito. Quando era sola, la sentivo parlare con santa Teresa, chiamare i figli contandoli sulle dita. Mormorava: “Non basta una mano!” Ma un giorno chiamò me, per riprendere un lavoro a maglia che avevamo cominciato prima che succedesse tutto. Era un golf, ci tenevo, ma ero già abbastanza matura da esser più felice per la nonna che per il mio golf». Lei gira per le scuole: le capita di confrontare la maturità delle ragazze di oggi con la sua di allora? «Meglio di no: c’è un baratro. È bello che possano avere un’adolescenza spensierata, ma la consapevolezza arriva sempre più tardi. È diminuita anche la solidarietà, e la memoria di come era la condizione femminile solo pochi decenni fa». Se non c’è memoria le cose peggiori possono risuccedere. «E, infatti, in quanto a diritti le donne hanno fatto molti passi indietro, basta guardare allo stato sociale, all’occupazione a questa legge invadente sulla fecondazione». Lei ha passato la vita nel Pci, che su divorzio e aborto non era tanto disinvolto. «Eravamo sempre sotto tutela. C’erano le commissioni  femminili però era sempre un funzionario maschio a riferire in segreteria sul nostro lavoro. D’altra parte c’era il problema dell’unità, sapevamo che da soli non si arrivava da nessuna parte: su certi temi si mediava. Ma oggi questa maggioranza passa messaggi allarmanti, anche sull’immagine della donna». Ci dicono che le donne contano meno? «Non siamo a questo punto, ma suggeriscono che per contare non bisogna poi valere tanto». E quanto valgono le nostre governanti? «Tremo alle iniziative per 1’8 marzo di Stefania Prestigiacomo. L’anno scorso ci ha omaggiato con quei tremendi libretti – pagati con i soldi pubblici – sulle italiane «che hanno contribuito alla cresci-ta collettiva delle donne». Ha messo insieme le partigiane Teresa Noce, Carla Capponi, Nilde lotti e Tina Anselmi con Donna Rachele, Claretta Petacci e Luisa Ferida. È un falso storico: queste tre signore non hanno contribuito per niente alla mia crescita»”.

Intervista di Paola Zanuttini a Maria Cervi (“Venerdì” de “La Repubblica”, 4 marzo 2005)

PS: in omaggio ai frequentatori del blog, la sempreverde vignetta dello scorso anno.

 

Written by Mauro Biani

Marzo 8th, 2005 at 1:16 am

7 Responses to 'Cosa c’entrano i fratelli Cervi con l’8 marzo? C’entrano eccome'

Subscribe to comments with RSS or TrackBack to 'Cosa c’entrano i fratelli Cervi con l’8 marzo? C’entrano eccome'.

  1. Non ti preoccupare, vivo e lotto insieme a voi.

    Mi è passata la voglia di blog, ecco tutto. Del mio blog, ovviamente. Il tuo ogni tanto lo bazzico ancora, come vedi.

  2. Grazie per il bel articolo che, senza il tuo blog, forse mi sarei perso.

    Teniamo alta la memoria e la guardia; intanto continuiamo a resistere.

    utente anonimo

    8 Mar 05 at 12:25

  3. Una celebrazione non rituale. Bravo mauro.

    francesco

    utente anonimo

    8 Mar 05 at 12:33

  4. Bell’articolo. Grazie

    utente anonimo

    8 Mar 05 at 14:06

  5. Un articolo veramente patetico.

    utente anonimo

    8 Mar 05 at 18:01

  6. (vabbè, però non vale, tu parli da “infiltrato”, visto dove lavora tua mamma…)

    mu

    8 Mar 05 at 19:24

  7. La signora trema (giustamente) alle iniziative del centrodestra, ma che dire delle non-iniziative del centrosinisitra? Che ha fatto, che fa il centrosinistra per le donne?

    Nulla direi, qualche chiacchiera, qualche iniziativa di facciata, due mimose, e basta.

    Dove sono le donne in Parlamento, nelle strutture di partito, nelle associazioni?

    La sinistra si è sempre distinta per il carattere retrogado delle proprie non-battaglie a favore dell’universo femminile (aborto e divorzio su tutte, se non fosse stato per un pugno di radicali non avremmo nemmeno quelle buone leggi).

    In compenso è sempre stata più brava della destra nel fare retorica.

    Questo articolo ne è una prova.

    Si sa che in Italia (il paese di Azzeccagarbugli) i parolai la fanno quasi sempre franca.

    Promettere è fino ad ora stato sufficiente per ottenere voti, ma attenzione perchè le donne si sono da tempo svegliate e sanno riconoscere le false promesse e la solita minestrina riscaldate dell’8 marzo e dintorni.

    Caro centro sinistra, o cambi davvero politica o avrai sempre meno voti dalle donne.

    Franca Ungaro

    utente anonimo

    10 Mar 05 at 10:46

Leave a Reply

*