Intervista di Davide Lombardi (Gran Baol 2002)

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Intervista di Davide Lombardi a Mauro Biani (da Gran Baol)

Di certo non si nasce, forse si disegna e, qualche volta ci si inventa. Ovvero, un’intervista sull’universo (e tutti i suoi guai) secondo Mauro Biani, “realista intimamente etico” (una definizione dell’intervistatore facilmente spiegabile con un “sicuro, il mondo è questo e nulla più, ma non starò li in silenzio ad aspettare che si freghi da solo”) ed editorialista per immagini (anche) di questa webzine.

Quanto gioca l’indignazione nella creazione di un “editoriale per immagini”? Ovvero: qual è, secondo te, il motore emotivo della creazione? E ancora: quale pensi potrebbe essere il “fine ultimo” dei tuoi messaggi? A chi pensi di rivolgerti?

Conta moltissimo. Solitamente più sono incazzato e maggiore è la voglia di comunicare il senso di ribellione che il tema che disegno mi suscita. Esempio lampante l’ultima guerra in Iraq. “Producevo” tre-quattro scarabocchincazzati al giorno. La guerra è “follia” (tra virgolette, perché è un insulto ai veri folli) normalizzata e giustificata sempre da assassini vincenti che cercano di coprire la vergogna dei morti militari e civili.

Noi che siamo qui a “panza piena” e al sicuro nelle nostre casette etc. etc., penso che abbiamo il dovere di informarci e di denunciare le schifezze, comunicando con tutti i mezzi possibili con chi ci sta intorno. E’ la voglia di comunicare (le schifezze, ma non solo, per fortuna) che mi porta a fare vignette, per me il mezzo espressivo più veloce ed immediato e spesso non mi curo neanche troppo dell’efficacia della “battuta”, (che a volte riesce bene, a volte un po’ meno), tanto il desiderio di “parlare” con chi legge la vignetta, del contenuto, proponendogli di essere insieme “embedded” del fatto, cercando di suscitare commenti e disquisizioni… Per questo la posta elettronica (invio vignette a mezzo mondo…), internet con GranBaol ed altri siti che ospitano i miei lavoracci insieme ad alcuni giornali con cui collaboro anche come illustratore, hanno allargato la mia comunicazione oltre i confini della mia vita quotidiana.

Nello specifico, attualmente collaboro con “Vita”, settimanale europeo esclusivamente dedicato al volontariato e al non profit, con “ALTREconomia”, con “Azione non violenta”, con “Libera”, illustrando iniziative e pubblicazioni dell’associazione, e “Macramè”, giornale per ragazzi dell’associazione “Libera”. Ho collaborato con il settimanale “dell’altritalia” “Avvenimenti”, con “Antimafia 2000”, con “Azimut” periodico per educatori scout Agesci , e ho pubblicato una vignetta anche sul terz’ultimo numero di “Frigidaire” (!). Naturalmente il tutto per la grandiosa gloria, o quasi (mi paghicchia Vita e me “li ha promessi” Altreconomia…)

Come produci tecnicamente i tuoi lavori?

Da sempre disegno con matite e pennarelli. Poi da quando ho scoperto il computer, scoperta assai recente, produco il disegno col pennarello, lo scannerizzo e ci lavoro di colori, con pochissimi mirati “effetti” (preferisco mantenere il segreto) con Photoshop, utilizzando anche un passaggio su Publisher per i testi. Ciò, mi aiuta a realizzare il disegno con grande velocità e, mi sembra, efficacia. In tutte le pubblicazioni (specie quelle cartacee) mantengo questo “stile”, anche se, sempre attraverso Photoshop, mi piace utilizzare anche fotomontaggi o unire foto ed altre immagini ai disegni, sempre allo scopo di sperimentare e trovare una comunicazione efficace.

Come ti sei avvicinato al disegno? E’ la tua forma espressiva principale o nei hai anche altre?

Anch’io ho cominciato, facendo disegnucci e caricature di compagni e professori dalla scuola media, ma in verità il disegno, come già detto, è solo il mezzo che ho trovato più veloce ed immediato. La mia forma espressiva “principale” è la scultura e il modellato… Fin da bambino invadevo la mia casa di colori, fogli, pongo e plastilina, che potevano essere rinvenuti in ogni dove: sui tavoli, sotto i tavoli e nel pavimento… Nella casa delle vacanze, in Umbria, mi ero organizzato uno studio (uno stanzone al piano terra della casa dei nonni) esclusivamente dove poter lavorare (soprattutto giocare) il pongo, coinvolgendo gli amichetti campagnoli, giocando, successivamente, coi personaggi prodotti. A 19 anni ritrovo un mio amico “pongarolo”, e frequento con lui un piccolo corso di modellato e scultura con la creta e la terracotta. Il maestro mi definisce un “talento naturale” (scusa l’auto-incensamento, ma è vero…)…

Nel 1990, faccio l’obiettore di coscienza e mi ritrovo (dovevo andare al centro per immigrati della Caritas Roma) al Villaggio Litta (un centro per disabili mentali a Grottaferrata, dove attualmente lavoro come educatore professionale dal ’91) e presto il mio servizio anche affiancando un operatore presso il laboratorio di ceramica. Riprendo contatto fatalmente, con varie crete e terrecotte, dando vita da quel momento in poi (con momenti più o meno lunghi di stasi) ad una produzione di opere “smisurata” (più di 200 sculture in 12 anni). In tutti questi anni, partecipo a molte mostre collettive (Roma, Grottaferrata, Monteporzio, Castiglion Fosco (PG), infervorato dalla “scoperta” nel 1995, di quello che poi sarà il mio maggior scultore di riferimento con Michelangelo e Rodin: Giacomo Manzù (e m’hai detto cavoli…). L’interesse per questo grande della scultura, nasce da un forse improvvido paragone con una mia scultura (l’abbraccio) , fatto da un altro anziano scultore di peperino, durante una collettiva per le strade di Grottaferrata. Nel 1996 fondo il “Laboratorio Libere Mani” seguendo come maestro, tra l’altro, un corso artistico di manipolazione, modellato e scultura, che concluderà i suoi lavori, promuovendo l’esposizione delle opere dei partecipanti al corso, alla mostra collettiva: “Una domenica con gli artisti” a Grottaferrata nel maggio del 1997 e stufo di “lavorare” come “maestro” chiudo il laboratorio.

L’ultima mia mostra “Movimenti” (Marzo-Aprile 2002) è stata allestita a Roma alla Galleria del Gonfalone a via del Gonfalone. (ti allego anche una mia… “presentazione auto-critica” del mio scolpire-modellare… – La mia ricerca artistica è la ricerca del “movimento dell’anima”, un movimento che esteriorizzo attraverso le figure realizzate, sentimenti, stati dell’animo, “giocati” tra la solitudine ed il confronto con se stessi, o nell’intreccio amoroso di coppie. Si perdono così canonici riferimenti anatomici per seguire i percorsi interiori rappresentati sì da visi che richiamano sentimenti primordiali, ma anche (soprattutto) da arti, tronchi, muscoli, spazi vuoti e pieni, movimenti enfatizzanti aperti o chiusi, a volte esercizi di stile, molto più spesso utilizzati per esprimere l’impressione di un periodo, di un momento. Difatti è nel momento del lavoro, della creazione (che sovente si materializza come itinerario di cui si conosce la meta, ma aperto ad infinite strade) che compio parte di questo percorso, e la terracotta è la materia privilegiata, duttile e plastica, ma che alfine “rimane scolpita”. Con la cottura la scultura è ormai “finita”, ma proprio per questo limitata e limitante, cioè senza ulteriori possibili mete, solo memoria di quel pezzo di itinerario percorso. Non più azione e movimento, ma ricordo. Il bisogno è perciò quello di tornare a mettersi sulla strada. – )

Immagino tu non viva delle tue produzioni grafiche (di certo, non di quelle che regali a Granbaol). Che parte rappresenta, nella tua vita, questa componente? Un hobby o una “necessità”?

Una necessità espressiva e un piacere, anche narcisista (tiè!..;)). Ma anche il lavoro che fo per campare, l’educatore professionale con ragazzi diversamente abili mentali istituzionalizzati è un lavoro veramente artistico. La vita quotidiana con la “differenza” e la “difficoltà supplementare” ha continuo bisogno di creatività e richiede sempre la capacità di essere creativi nella relazione e nel vivere di tutti i giorni coi ragazzi (autori satirici veri, “duri e puri”) che ci costringono al confronto con tutta la nostra umanità e disumanità (discorso assai lungo. Qualcosuccia sul mio lavoro, la spiego qui.

Cosa significa “satira” per te? Ti definiresti un autore satirico?

Per me la satira è una cosa molto seria. E’ lo sberleffo ruttante e sputante al potere, agli intoccabili, a chi si sente depositario della “serietà”, all’arroganza infantile di chi si sente “Adulto”. Ed invece è solo miseramente disumano, immagine trista, “politicamente reale”. La satira serve a riportarci l’umanità, la riflessione sugli animali (in senso umanissimo del termine) che siamo veramente, graffiando e scazzottando anche “ignobilmente”. La merda di Luttazzi per intenderci. Ecco io non mi sento ancora un satirico verace, perché comunque ancora non sono arrivato alla merda. Qualche capatina si, ma c’è ancora la mia autocensura da “educatore-politicamente-corretto”, e qualche volta anche la troppa attenzione al “miopubblico”…

Invece la caratteristica morale, moraleggiante e moralista della satira, ce l’ho tutta e la rivendico pure. Il carattere pedagogico che per cultura e convinzione mi porto dietro, è precipuo della satira, che non è proprio risatina senzapensieri compiacente e rassicurante. La satira, però, può risultare poco democratica. In effetti, un problemuccio da niente per chi pensa ad un pur accennato carattere pedagogico e moralista della satira…Chissenefrega, ma il problema è spesso che ci si “capisce” tra adepti, tra educati alla satira. Pare esserci un vissuto satirico che è impossibile trasferire a chi ha vissuto senza. Mi è capitato spesso soprattutto nel mio lavoro di fare vignette o rime e rimacce, dove non è che la gente (sempre di potere, seppur relativo al contesto) presa di mira si incazzava sul “punto”, sul “quid” della faccenda, obiettivo assoluto e irrinunciabile grattata del mio prurito satirico anche a costo di lettere di richiamo (ah il narcisismo…), ma su tutt’altro, proprio del suo personalissimo vissuto. A pensarci bene, giustamente. Ma non c’è gusto. La rieducazione alla satira è praticamente impossibile e al massimo ti tollerano pur non capendoci una minchia perché gli altri ridono, ti coccolano e ti stimano, insomma per non fare ulteriori figure di merda.

Hai qualche autore, qualche modello a cui ispirarti? Quali sono i vignettisti – tra quelli più noti in Italia – che preferisci?

Per l’appunto, rapidissimo excursus: io sono nato e pasciuto dai miei, con il poster di “Discorso ad un bambino” di Marcello Bernardi con i libri del grande Gianni Rodari (per me, la fantasia, l’etica e la satira al potere), toccato (ero assai piccino ancora) da stralci di Male (che mi lasciavano, allora, assai scandalizzato…), segugio delle vignette di Angese su Paese Sera, lettore quasi assiduo di Tango, accanito fans sostenitore di Cuore dal primo momento. Direi quindi educato allo stile Cuore, con tutti i suoi autori e il diretur per antonomasia Michelone Serra… (nell’ultimo, diversissimo Cuore quello di Mannelli, ero quasi riuscito a mettere il nasetto, avevo spedito per email disegni e Mannelli mi aveva chiamato al telefono, quando il suddetto giornale ha chiuso…).

Il tutto condito dall’essere per quasi un trentennio (!) scout nell’Agesci (l’associazione cattolica, la più numerosa) da “lupetto” ad educatore…Insomma un autentico, pericolosissimo catto-comunista (?!). Oggi adoro Bucchi e Altan, mi piacciono assai Ellekappa e Vauro. Viva l’originalità, ma tant’è. Viste le premesse e le postmesse, ormai pedagogicamentemelenze e moraleggianti, ti allego anche una rimuccia scritta poco prima della nascita di mio figlio (sniff…):

Favola paradossale (ossia realtà) a Natale
23.12.2001 al piccolo Tommaso, già nella pancia della mamma
.

Piccolo amore mio,
ho sognato un sogno paradossale:
un bambino si è no di sette anni
vestito da Babbo (e già è impossibile) Natale
(vestito rosso, panno lencio e lercio d’ordinanza, cappello in testa,
ma senza barba ne tantomeno panza)
che chiedeva alle macchine ferme al semaforo
dell’uscita di un grande ipermercaTo(ys)
gli spiccioli dei regali comprati da genitori
per i loro bambini (anche di sette anni)
che avevano scritto a Babbo Natale (quello rubicondo, canuto e anziano)
i regali per il dì di festa.
Il sogno continuava (nella mia testa)
con i visi di quei genitori muti
(dentro quelle auto chiuse per il freddo)
per un lunghissimo attimo di viva vergogna
arrossire (nel sogno speravo non per il clima caldo dei climatizzatori)
e allungare il centino dal finestrino.
Amore mio piccolo,
quell’incubo era vero, e il paradosso superava la fantasia
diveniva metafora della realtà
il tuo papà provava l’impotenza del torto
capiva come non è vero che Babbo Natale
va da tutti i bambini,
a volte (e nel mondo il largo più delle volte)
i bambini sono costretti a raccogliere il pane con gli abiti dismessi di un miserabile tristo Babbo Natale,
a raccogliere le briciole dei nostri miserabili Babbi Natale…
Animo amore mio!
Tu non sarai certamente figlio di quei Babbi luccicanti, cinici e cattivi,
tu saprai riconoscerli e a loro concederai al massimo
solo il centino della vergogna.

Written by Mauro Biani

Dicembre 25th, 2024 at 1:46 am

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