Il Cantico. Oggi su Repubblica.
Benigni riparte dalla “favola” della Costituzione.
Sono tempi terribili per l’intelligenza e per la Costituzione, tutto può servire.
Già che ce ne ri-Danno occasione, segnalo anche il condivisibile intervento di Giuseppe Frangi.
Ho visto il film di Benigni e ho pianto ridendo e ho riso piangendo. Intendiamoci, io non piango mai per un film, mi capita solo con Benigni. E non solo quando fa cinema. Mi commuove quell’amore per l’umanità, per la vita, il suo abbraccio commosso a piene mani e corpo delle vittime, e la fortissima presa per il culo dei seri seriosi tristi contesti bestiali delle situazioni di morte: un campo di sterminio, una guerra. La sua è satira allo stato brado, una satira vera e quello che la satira dovrebbe sempre fare, comparare con paradossi poetici e forti il “brutto” il disumano, la morte, con il bello, l’umano, la vita. Poesia satirica e il suo slancio vitale ed umano risveglia l’amata dal coma, ma risveglia gli altri (soldati, medici, amici, e spettatori) dal coma del pensiero unico della guerra, del bestiale, accettato ormai come ineluttabile prezzo. Ma “bisogna non essere indifferenti all’orrore, ma avere orrore dell’indifferenza”. E così si agita, si muove, agisce in una grande metafora di risveglio dalla bestialità, uomo libero che scommette sulla fiducia verso gli altri uomini. Ma anche no, perché sarebbe comunque uguale quel suo slancio vitale ed umano a prescindere dalle reazioni. Read the rest of this entry »