Se dopo aver visto le foto di bambini che scrivono “messaggi” sulle bombe, abbiamo ritenuto la cosa “accettabile” magari sospirando, stiamo messi male davvero. Se qualcuno c’ha anche dei figli e l’ha comunque giustificate con “è la guerra”, gli consiglio di ripensare sulla propria “adeguatezza” alla realtà. Di cosa mi meraviglio? Da sempre vediamo l’infanzia violentata e dolente, piangente, sventrata dalla guerra. E forse di peggio: bambini di pochi mesi o pochi anni attoniti e sperduti di fronte ad adulti disperati tra le macerie e i morti della propria famiglia (“chi potrà proteggermi se anche i miei genitori sono impotenti e disperati?”). Ma toccato il fondo si scava.Ed ecco allora le schiere di bambini soldato, o come nel “nostro” caso, di bambini supporter che scrivono “messaggini” sulle bombe che magari finiranno in testa ai loro coetanei vicini. La morte dell’infanzia, ancor prima di quella fisica di bambini. La sconfitta dell’educazione alla vita e al futuro, da parte dei loro genitori. Che ci si divida tra nonviolenti e/o pacifisti e interventisti “sofferenti”, ma si rimanga, perlomeno, sempre di merda e senza ipocrisie davanti a tutte le immagini di guerra. Perché la guerra è merda comunque, involuzione catastrofica di umanità, e lo scandalo è riassunto in modo esaustivo dalle immagini di un “bambino di guerra”. “Bambino di Guerra”, un ossimoro, appunto.
il problema è che ormai si tende ad assuefarsi al amle ed alla violenza… e più siamo assuefatti, più i media cercano immagini forti in grado di colpire. E se pure razionalmente si distingue ancora il bene dal male, la sensibilità è come anestetizzata e sembra non sentire più la differenza
BeataDiLuna
22 Lug 06 at 00:14 edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
continuo a sostenere che il silenzio come strumento politico, allo stato attuale potrebbe essere l’unica arma veramente efficace.
ieri mi è stata “regalata” una storia, per convincermi a “riprendere” il mio ruolo. chi l’ha fatto era convinto della validità metaforica, non si è accorto che Lessing dà ragione a me!
te la passo, Mauro.
” Da un bel pezzo l’usignolo aveva smesso di cantare e un pastore lo esortò a far sentire la sua voce. Ahimè- rispose lui lamentoso- non le senti le rane? Non senti come gracidano? Si son fatte tanto chiassose che perdo ogni voglia di cantare.
Le sento eccome- replicò il pastore- ma è proprio il tuo silenzio che mi condanna a sentirle. ”
il SILENZIO quindi, esalta la mancanza e pone domande.
buon lavoro
paola
altriocchi
22 Lug 06 at 09:29 edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Ciao Mauro.
Credo che la storiella di Paola sia esempio lampante di come il silenzio permetta alle str…te (scusa l’inglesismo) di avere casse di risonanza …
Meglio, molto meglio parlare… fino alla nausea.. ma silenzio/assenso secondo me sono sinonimi…
Beppe
PS Grazie
utente anonimo
24 Lug 06 at 08:04 edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Sono giorni che ho quelle foto che mi ronzano in testa, fanno molto più male di quelle di bambini morti ammazzati da quelle stesse bombe…
Perchè sono la quintessenza della stupidità, della mancanza di empatia verso gli altri, della follia totale di genitori ottenebrati dalla propaganda che crescono piccoli mostri che in futuro saranno forse peggio di loro…
malessere
24 Lug 06 at 11:31 edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
sono cose che non avrei mai voluto vedere. Mi ricordano un documentario con delle interviste a dei bambini iraeliani e palestinesi che vedevano come “naturale” e “necessaria” la morte dei loro omologhi dall’altra parte del muro. Purtroppo non ne ricordo il titolo…
PS: ti ho linkato 😉
rerosso
24 Lug 06 at 15:32 edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Se può interessare … non ho avuto risposta augusta
Augusta De Piero
Via Gemona 78
33100 UDINE 3 luglio 2006
0432 204274
augusta.dep@libero.it
diariealtro.splinder.com
All’On. Ministro
Paolo Ferrero
SUA SEDE
On. Ministro
sono una singola cittadina, non collegata ad alcuna realtà associativa e mi rivolgo a lei per un problema che mi sta a cuore. Ne sono incoraggiata dall’aver sentito, nel primo discorso del Presidente Prodi, un richiamo preciso alla questione israelo-palestinese, la cui drammaticità, se ve ne fosse stato bisogno, è dimostrata una volta di più da quanto sta accadendo.
Non voglio intervenire in merito alla questione generale, ben conoscendone la complessità ma intrattenerla solo su un problema specifico, che, a mio parere, si connette a quella solidarietà sociale che identifica il suo ministero.
Parlo dei minori palestinesi nelle carceri israeliane che attualmente superano le 380 unità.
Parecchi di loro hanno meno di 14 anni, in alcuni casi si tratta di neonati incarcerati con le madri.
Molti soffrono la cosiddetta “detenzione amministrativa” che esime la giustizia israeliana dal dare alcuna informazione a famiglie ed avvocati (dove sono incarcerati, imputazioni che giustifichino il loro stato di prigionia, se mai un bambino può essere imputato e incarcerato…)
L’Italia è firmataria della Convenzione di New York del 1989 – che nel nostro stato è legge
(LEGGE 27 maggio 1991 n. 176. – pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’11 giugno 1991, n. 135) – e ne é firmatario anche lo stato di Israele.
I minori sono affidati a tutti noi, a prescindere dalla nazionalità, proprio da quella Convenzione.
Sono vissuta per parecchi mesi in Palestina, ho lavorato (come volontaria) all’International Center di Betlemme, conosco quindi anche direttamente la situazione di quella popolazione ed è quel dolore condiviso che mi spinge a chiederle di impegnarsi perché, in attesa di una pace che –almeno per il futuro – possa assicurare giustizia, ai minori sia risparmiato l’orrore del carcere quando non della tortura o almeno, se ci sono casi per cui la carcerazione risulti inevitabile, ciò avvenga con la trasparenza dovuta e nel rispetto di quelle modalità di vita che devono essere assicurate a minorenni.
Il mio richiamo alla legalità non è distacco: ho paura delle voci che si alzano urlando generalità contro questo o contro quello; spesso suscitano un effetto catartico fine a se stesso che, come tutti i buoni sentimenti, fa presto a rendersi silente.
Secondo me un impegno fondato su una domanda forte, determinata e instancabile di rispetto della legalità, che riconosce e tutela i diritti dei più deboli, potrebbe essere un passo importante (uno dei tanti passi possibili) in una politica di pace che è doveroso praticare anche se la speranza è difficile, ma, come dice un mio amico palestinese, meglio accendere una candela che maledire il buio.
Sperando in una sua risposta porgo cordiali saluti e auguri di buon lavoro.
Augusta De Piero
Nota:
Ho trovato molte interessanti informazioni nel sito web della sezione palestinese dell’onlus Defence for children (http://www.dci-pal.org) che, a proposito dei minori in carcere ha pubblicato un’ampia ricerca:
Catherine Cook, Adam Hanieh and Adah Kay – Stolen Youth – The Politics of Israel’s Detention of Palestinian Children. Pluto Press. London – Sterling, Virginia (345 Archway Road, London n.6 5AA and 22883 Quicksilver Drive, Sterling, VA 20166-2012, USA)
AUG
24 Lug 06 at 16:25 edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
“una bomba è intelligente se torna indietro su chi l’ha lanciata”
animasalva
24 Lug 06 at 19:13 edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Se hai tempo e voglia, passa dal mio blog.
Spesso ti rubo qualche vignetta, ma so di essere perdonata..almeno lo spero.
kneff
24 Lug 06 at 21:17 edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>