"Ognuno, si sa, è padrone delle proprie idee. Ma se si sente l’urgenza di esprimerle ogni quarto d’ora, viene il sospetto che siano le idee ad essere sue padrone. In quel caso le idee si chiamano chiodi fissi, e facilmente diventano gaffes: voci dal sen fuggite, opinioni fuori luogo e fuori posto, petulanze espresse per il puro piacere di esprimerle, senza chiedersi che conseguenza avranno. Un mio lontano parente, per esempio, pur essendo un’ottima persona, in conseguenza di un matrimonio infelice amava esprimere, sulle donne, un acre dileggio: specie in presenza di donne. Quel lontano parente sarebbe oggi, un tipico candidato del centrosinistra. Farebbe ottimi discorsi pubblici, ma si sentirebbe in obbligo di aggiungere almeno due o tre frasi tipo: – chi dice donna dice danno -, non esattamente adatte a conquistare l’elettorato (femminile o anche maschile). Allo stesso modo si comportano nel centrosinistra, il candidato che preferisce il calesse alla Tav, quello che ha in simpatia i guerriglieri iracheni perché da bambino gli piacevano i Sioux, quello che amerebbe tanto requisire i trilocali e regalarli alle vedove. Sono tutte brave persone, per carità: ma parlano e si comportano come se le elezioni fosse una questione privata, una chiacchierata brillante con gli amici del club. Purtroppo non lo sono. Sono un delicato e difficile compromesso con un paese delicato e difficile. Ma starsene zitti, mai? E un tappo in bocca? E un’afonia fulminante?" (Michele Serra, "l’amaca" da: La Repubblica, di mercoledì 15 febbraio 2006)