Ieri su una Liberazione completamente nuova (formato tabloid, pagine raddoppiate, tutto a colori, e qui tre dei manifesti che ho realizzato con la campagna promozionale) è sortito Paparazzin 33. Scrive Alvise Spano’ (che rimane l’intellettuale italiano piu’ lucido del nostro tempo):
Sondaggio shock: secondo dati affidabili il 100% delle statistiche e’ falso. Linciaggio a campione casuale: Sondaggisti assaliti dalle folle. Crespi, Mannheimer e Piepoli rinchiusi in uno scantinato per compilare col pallottoliere migliaia di dichiarazioni dei redditi. "Cosi’ almeno servite a qualcosa". I sondaggisti hanno invaso il paese: invisibili e ubiqui, sempre pronti ad aggredire vecchiette, studenti e casalinghe per rilevare orientamenti di voto e tendenze di consumo, vampiri di opinioni da confezionare e vendere al miglior offerente, maghi delle percentuali che fanno nascere e sparire partiti meglio del Mago Silvan, illusionisti del consenso capaci di prendere un consiglio della nonna e trasformarlo nell’opinione dominante del paese. Ma quando e’ troppo e’ troppo: costrette a compilare un questionario di 72 pagine per ottenere la tessera punti del supermercato, un gruppo di casalinghe di Voghera col sangue agli occhi ha vendicato anni di soprusi, percentuali, proiezioni, exit poll e grafici a torta. I re dei sondaggi sono caduti dal trono con ignominia: Luigi Crespi, l’uomo-bancarotta che nel 1995 istigava Emilio Fede a piantare bandierine azzurre su regioni rosse, e’ stato costretto a mangiare duecento copie della sua invenzione piu’ famosa, il "contratto con gli Italiani" che gli e’ valso una nomination all’Oscar per la migliore sceneggiatura. Il celeberrimo sondaggista Portapportese Renato Mannheimer e’ stato costretto a rileggere e catalogare tutti i comunicati scritti in gioventù per il gruppo maoista "Servire il popolo" della sinistra extra-parlamentare. Nicola Piepoli, finalmente rintracciato dai servizi sociali, e’ stato riportato nella struttura psichiatrica dalla quale era fuggito spacciandosi per un commesso della Doxa. Giustizia e’ fatta.