[la prima del 2005]
Brullo, Salimberna, Gino, e…
La notte del 31 con Poldino e la sua lavagna raccontiamo una storia.
Se ti va, inventa il finale. Brullo il pagliaccio aveva tanti capelli rossi e ricci e una testa grande, ma così grande che tra i capelli ci si nascondeva un cavallo. Il cavallo (Gino, per gli amici) aveva un segreto: la sua coda era lunghissima e diventava i capelli di una principessa, la principessa Salimberna Sottuttoiò. Questa procedeva a grandi passi per Utulia, la mitica città magica, e sapeva tutto di tutti, guardava avanti, attenta a tutto ciò che osservava. Non si era mai voltata indietro e così non aveva mai visto che i suoi capelli a coda di cavallo finivano davvero in una coda di cavallo. A volte sentiva qualche nitrito, ma presa dalle cose che gli passavano davanti non ci faceva caso. Il cavallo era un cavallo tranquillo e solitamente se ne stava in contemplazione del paesaggio splendidamente acceso dal rosso dei capelli del pagliaccio.
Finché un giorno Brullo il pagliaccio grattandosi la testa, diede un colpetto al sedere del cavallo che impaurito cominciò a correre all’impazzata trascinando con sè la principessa…
Salimberna tentava di frenare, ma niente da fare: Gino (possiamo chiamarlo per nome, ormai siamo amici no?) galoppava libero portandosi dietro la principessa. La ragazza volava in retromarcia, ritrovando i paesaggi, le persone, gli animali che aveva incontrato sulla strada che aveva percorso: 1 giorno… cloppiti-clop… 1 mese… cloppiti-clop… tanti anni prima…
Finchè Gino si fermò. Perciò Salimberna tornò a camminare verso Utulia, ma sulla sua strada incontrava persone ormai familiari e allora si fermava a salutare e a parlare ora con questo, ora con quella… (ora, tu oh lettore/trice, finisci la storia)
molto bello..inventaci un concorso..un euro per partecipare, premio finale da consegnare al vincitore vincolato ad emergency..in collaborazione con i battelli,,che ne dici?
alp
2 Gen 05 at 07:14 edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
…e tutti le chiedevano dove fosse diretta. “Vado alla città magica di Utulia!” Affermava convinta. Ma ogni volta, a quella risposta, le persone si allontanavano ridendo.
La principessa Salimberna Sottuttoiò era assai permalosa, e pur essendo molto curiosa di sapere il perché di quelle risa, non lo chiedeva mai a nessuno, ma proseguiva dritta per la sua strada.
Un giorno incontrò un vecchio che se ne stava seduto tranquillo sul ciglio della strada. “Bentornata Salimberna” disse il vecchio “siediti a bere una tazza di tè caldo.” Ma Salimberna aveva molta fretta e non voleva fermarsi. Allora il vecchio disse: “Vieni Gino, mangia le ultime spighe di grano del mio campo, le ho tenute per te”. Il cavallo Gino, in effetti, aveva un certo appetito e si fermò a ruminare. Così anche Salimberna, costretta a fermarsi, accettò la tazza di tè. Nessuno parlò, e quando Gino ebbe finito di mangiare, il vecchio lo ringraziò: “Ora lo spirito del grano dell’anno dopo è al sicuro, ci sarà un grande raccolto. Grazie Gino, e buon viaggio”. Così il cammino proseguì.
Salimberna era assai perplessa. Era sempre stata certa di sapere tutto di tutti e tutto di tutto, eppure, non aveva mai saputo che il cavallo fosse il custode dello spirito del grano. Come ancora non sapeva perché la gente ridesse tanto sapendo del suo viaggio verso Utulia. Cominciava a dubitare di tutto il suo sapere.
Camminando e ripensando, ripensando e camminando, si ritrovò all’improvviso davanti ad un grande lago dove la strada era finita.
E Salimberna si fermò.
Davvero non ricordava di esserci mai passata prima, e pensò di aver sbagliato via.
“Benvenuta principessa! Vieni a scaldarti un po’ accanto al fuoco” disse un giovane pescatore dall’altra parte del lago.
“Ma questa non è la strada che ho fatto prima, non so come arrivarci. Non la conosco!” Gridò Salimberna al giovane pescatore.
“Neanche il dubbio conoscevi prima, adesso invece lo conosci..” E il pescatore tirò su un grande pesce agganciato all’amo. Lo mise ad arrostire sulla fiamma e guardò Salimberna che se ne stava incerta sull’altra sponda del lago.
“Devi attraversare l’acqua principessa!” Ma Salimberna aveva paura. Non era mai entrata nell’acqua in vita sua, e osservava attenta il lago cercando un’altra via. Allora il giovane pescatore si mise a ridere. E rise davvero di gusto! E poi disse: “Brullo sei il pagliaccio più burlone di tutto il creato!” E rise ancora, mentre lo invitava a mangiare il pesce ormai cotto. Brullo accettò di buon grado e, in un attimo, Salimberna si trovò completamente immersa nell’acqua! Tremava, ma superato il primo momento di smarrimento, chiuse gli occhi. E per la prima volta si lasciò cullare dalla leggerezza del lago, e fu felice.
“Sto andando alla città magica di Utulia, per regnare nel luogo perfetto” disse Salimberna asciugandosi accanto al fuoco.
Il giovane pescatore non si mise a ridere come gli altri, e Salimberna alzò il viso stupita. Per la prima volta si accorse che era un bel giovane con grandi occhi dolci, e arrossì. Poi aggiunse: “Ma di qui non conosco più la strada”.
“Le strade cambiano, come noi” Rispose il giovane pescatore “E non sempre la via giusta è quella dritta, principessa. Se davvero vuoi arrivare alla città perfetta, devi conoscere anche le imperfezioni della strada che ci arriva. Sempre che Utulia sia il vero nome della città che cerchi…”
Adesso Salimberga era davvero sconcertata! Come poteva la città magica aver cambiato nome? Per quanto ricordava, si era sempre chiamata Utulia! Mai aveva pensato a quella città con un altro nome. Almeno, non lei.
“Arrivederci principessa” . Il giovane pescatore aveva raccolto le sue cose “ E arrivederci a te Brullo! Burlone di un pagliaccio!” E rise di gusto. “Restituisci le mezze lune alla città magica e sarò felice di offrirti dell’altro pesce arrosto! Buon viaggio amico mio!” E il giovane pescatore si allontanò ridendo, e scomparve nel bosco.
Salimberna riprese a camminare. Ora seguendo quel sentiero, ora un altro. Scegliendo sempre quello che le sembrava più difficoltoso. Se il giovane pescatore aveva detto il vero, la strada giusta per Utulia era di certo quella meno facile, quella imperfetta. Del resto non aveva scelta, doveva fidarsi. E così camminò, camminò e camminò. E mentre camminava ripensava alle mezze lune. Che cosa avrà voluto dire? Restituisci le mezze lune alla città magica? Era così assorta dai suoi pensieri, che solo quando ci si trovò di fronte, si accorse di un grande albero al cui ramo più alto era appesa una piccola gabbia. E dalla gabbia arrivava un flebile lamento.
Salimberna guardò avanti, come sua abitudine, e le sembrò di scorgere lontano i lumi della città di Utulia, e fu tentata di proseguire. Ma ancora un lamento arrivò dalla gabbia appesa in alto, e ripensò alle parole del giovane pescatore: Non sempre la via giusta è quella dritta.. . Forse era arrivato il momento di fare un’altra cosa nuova: arrampicarsi su un albero! E così, cominciò la scalata! Un piede su un ramo e l’altro su un altro, e poi su con le mani aggrappate ai lunghi fusti. Dapprima incerta e traballante, poi sempre più veloce.
Arrivata finalmente in cima, spinse lo sguardo nella gabbia e non riuscì a credere a quel che vedeva! Un piccolo, piccolissimo bimbo la guardava dal centro della piccola prigione. Avvolto in una sottile stoffa grezza, adesso sorrideva e le tendeva le esili manine.
Salimberna non ci pensò due volte, doveva liberarlo, e anche in fretta! Così cercò di infilarsi fra le sbarre della gabbia, piegandosi e contorcendosi. Aveva completamente dimenticato la città di Utulia, e concentrò tutti i suoi pensieri e le sue forze nella liberazione del piccolo bimbo. Infilò finalmente anche la testa e si lanciò verso il bambino, ma… qualcosa la tratteneva… non riusciva ad arrivare da lui e non capiva il perché. Così, fece qualcos’altro che non aveva mai fatto: Salimberna si voltò.
Per la prima volta, la principessa Salimberna Sottuttoiò, vide Gino. Il cavallo più bello che avesse mai visto in vita sua. E vide anche Brullo, che mai si sarebbe stancato di illuminarle la strada col suo splendente rosso acceso.
“Finalmente Salimberna! Che gioia vederti!” Esclamarono in coro Gino e Brullo “Era tanto che aspettavamo di riabbracciarti!”. Salimberna non sapeva né come né perché, ma fu presa da una tale commozione che pianse di gioia! “Amici miei…” riuscì solo a farfugliare fra i singhiozzi.
Nghee.. Nghee… Intanto il bimbo riprese il suo lamento. Salimberna lo guardò, e poi si volse verso Gino e Brullo “Proprio adesso che vi ho trovati, dobbiamo separarci… “ E con un gesto secco tagliò i suoi lunghi capelli. Gino si ritrovò con la coda più lunga e più bella che un cavallo avesse mai avuto! Lasciò il rifugio sicuro fra i capelli rossi e ricci del pagliaccio Brullo, e scalciò felice! Scalciò così forte che due ferri dei suoi zoccoli rimasero impigliati fra i capelli di Brullo. Brullo li conosceva bene quei due ferri a forma di mezzaluna, glieli aveva messi lui tanto tempo prima.
Adesso Salimberna riuscì a raggiungere il piccolo bimbo, lo prese e lo portò fuori dalla gabbia. Era finalmente libero e lo strinse forte fra le braccia.
“Guardate come sorride! E’ così bello che ogni cosa sembra perfetta..” Mormorò la principessa sorridendo.
“Salimberna…” disse Brullo “ ..il piccolo avrà fame.. e bisognerà vestirlo.. trovargli un posto dove stare e…”
“Oh si… Hai ragione Brullo” lo interruppe Saliberna “ Torniamo a casa!”
“Ma.. e la città magica di Utulia? Non vuoi più arrivarci?” Chiese Brullo
“No… non adesso. Magari un’altra volta” Rispose Salimberna con un sorriso raggiante e senza mai distogliere lo sguardo dal piccolo bimbo.
“Allora..” disse Brullo ”..rimetterò a posto le mezzelune…”
E così attaccò una mezzaluna sulla seconda u di Utulia, trasformandola in una o. Poi sistemò l’altra mezzaluna sulla l, trasformandola in una p. Così la città magica di Utulia riprese il suo primo, vero nome: Utopia.
Lasciarono quelle valli aride e tornarono indietro in groppa a Gino, che cavalcò veloce, veloce… cloppiti-clop… prima fino al lago del giovane pescatore, che offrì a tutti pesce arrosto, e si innamorò della principessa. Poi… cloppiti-clop… giunsero dal vecchio del tè, che li sposò… cloppiti-clop… Fino ad arrivare finalmente a casa!
Gino liberò lo spirito del grano dell’anno dopo, ed arrivò il più grande raccolto di tutti i tempi.
Fu così che la principessa Salimberna e il giovane pescatore, regnarono felici per tanti, tantissimi anni. In compagnia dei loro amici Gino e Brullo, e del piccolo bimbo che diventò un grande e simpatico cavaliere che tutto il popolo acclamava: “Evviva il principe Poldino! Evviva!”
Buon 2005! E scusate la logorrea!
Roberta Triggiani
utente anonimo
2 Gen 05 at 23:36 edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Cara Roberta, grazie per il tuo bellissimo finale! Buon anno a te (e alla Strega Salamandra) anche dallo stupefatto gnomo duenne!
p.s.: se vuoi, lascia la tua email, ogni tanto ti mandiamo segni di Poldino & babbino.
broiolo
4 Gen 05 at 09:42 edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>