Una storia di Silvestro Montanaro, ispirata alla mia vigna/illustrazione.
Quell’anno il feroce dittatore della Palestina scateno’ le sue milizie speciali tra la popolazione. Voleva ribadire il suo potere di vita e di morte assoluto. Un terribile bagno di sangue. In tanti fuggirono altrove in cerca di un po’ di pace e di futuro. Anche Giuseppe, il falegname, e la sua giovane e bella moglie Maria scelsero di abbandonare quella terra popolata dall’odio. Giuseppe aveva dei parenti che erano emigrati verso le terre della Grande Roma. Ne dicevano un gran bene. Giuseppe immaginava che non fosse proprio cosi’, ma di restare in Palestina non se ne parlava proprio. Erode, il dittatore, era potentissimo, anche grazie ai suoi amici nella Grande Roma ai quali consentiva grandi affari sulle risorse della sua terra. Non c’era modo di cacciarlo via e con Erode al potere, l’unica certezza erano morte e miseria. Si misero in viaggio con le loro povere cose e portarono con se Ahmed, il giovane fratello di Maria. Attraversarono il deserto per poter raggiungere un porto da cui imbarcarsi verso Grande Roma. Soffrirono la sete ed un caldo che levava il fiato. Nei momenti piu’ difficili Maria guardava Giuseppe e lui le sorrideva. Lei faceva altrettanto e ritrovavano le forze per andare avanti. Incontrarono una piccola oasi e quella che doveva essere una piacevole tregua in quel mare di difficolta’ si trasformo’ in un terribile incubo ad occhi aperti. Una banda di predoni li colse nel sonno e li derubo’ di ogni cosa. Non contenti, poi, violentarono Maria. Giuseppe ed Ahmed fecero di tutto per salvarla. Giuseppe fu massacrato di botte, ad Ahmed spararono ad una gamba. Il nuovo giorno li ritrovo’ di nuovo in marcia nel deserto. Laceri nel corpo e nell’anima. Maria non aveva piu’ il coraggio di cercare gli occhi di Giuseppe. Lui l’abbraccio’ e la chiamo’ “il mio piccolo purissimo fiore”. Proseguirono e raggiunsero una citta’. Ad Ahmed tagliarono la gamba ferita. Era andata in cancrena e non aveva un soldo per poterla curare diversamente. Per poter pagare chi li avrebbe portati oltre il mare Giuseppe per alcuni mesi lavoro’ ovunque fosse possibile e accetto’ ogni umiliazione. Maria comincio’ ad ingrassare. Meglio ancora, le crebbe la pancia. Piangeva e stava a capo chino, piena di vergogna. Giuseppe una sera le ando’ vicino. Le carezzo’ il bel viso e diede un bacio a quel ventre che scalpitava dolcemente. “Nostro figlio nascera’ nella Grande Roma” e Maria trovo’ la forza di un nuovo sorriso.
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Archive for the ‘silvestro montanaro’ tag
E lo chiamarono Salvatore
Filippine
La vignetta oggi su il manifesto.
Scrive Silvestro Montanaro: Più di diecimila morti a causa di uno spaventoso tifone nelle Filippine. Il racconto della gran parte dei media si ferma a questo. Punta il dito sulla violenza assassina della tempesta. E a me viene una gran rabbia, un gran senso di nausea per questo modo superficiale, menzognero ed offensivo di raccontare le cose. Mi è capitato di esser presente nel corso di terribili tempeste. Ero in albergo. Le ho viste dalla finestra, assolutamente al sicuro. A morire, in assoluta maggioranza, erano e sono quelli che non possono mettersi al sicuro. Nelle Filippine ci sono baraccopoli immense. Poveri pali e tetti di cartone. Ci vivono milioni di esseri umani. Indifesi. Anche quando c’è il sole. Muoiono i poveri sotto l’unica tempesta assassina che io conosca. L’ingiustizia.
C’era una volta
La Rai costringe il giornalista Silvestro Montanaro ad andar via e chiude C’era una volta. Per oltre 10 anni i documentari ed i reportages di C’era una volta hanno dato voce agli ultimi del mondo e coscienza a tutti noi.
E’ on line una petizione per chiedere alla Rai di ripensarci. Chiediamo che la Rai ritorni sulle sue decisioni, mantenga viva C’era una volta ed anzi la fornisca di mezzi e risorse perché possa meglio svolgere la sua importante funzione. Chiediamo alla Rai di onorare il contratto di servizio pubblico, la sua missione di pubblica utilità facendo dell’informazione critica e globale, di qualità, parte rilevante della sua offerta televisiva. Firmate.
P.s. la stima e l’affetto per “C’era una volta” viene da lontano, era il 2004.