Oggi su Repubblica.
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I care. Vaccini per tutti
Biden non è uguale a Trump. L’Europa, vediamo. Oggi su Repubblica.
Il mio Don Milani oggi per l’Amaca di Michele Serra
“Chiunque difende i migranti fa il gioco di Salvini». È una delle frasi più sentite, ormai da mesi. Pone un problema della politica di sempre (e dell’etica di sempre): se “le cose giuste”, o quantomeno le cose che paiono giuste, debbano essere dette anche se sono sconvenienti, anche se il vento del momento soffia in senso contrario. Riassumeva bene il dibattito una vignetta di Mauro Biani sul Manifesto: un breve dialogo tra don Lorenzo Milani, che pronuncia una sua celebre frase in favore dei derelitti, e un giovanotto incravattato che gli risponde, appunto, «continua così che Salvini raddoppia i voti». Alla stessa stregua, va aggiunto che una buona metà dei precetti evangelici, insopportabili per le orecchie di Salvini e dei suoi fan, andrebbero dunque silenziati, a partire da «date da mangiare agli affamati e da bere agli assetati». Se il Nazareno li pronunciasse proprio questa mattina, e proprio in mezzo a noi italiani viventi, rischierebbe un flop totale, perché da destra arriverebbero solo scherno e fastidio, da sinistra le perplessità, gli inviti a moderare i termini, a non essere così assertivo, perché altrimenti si fa il gioco di Salvini. La probabile approvazione di affamati e assetati non vale a garantire la maggioranza, che nella nostra epoca ha la pancia piena. Insomma, un bel problema: come dici, sbagli. Ma soprattutto se non si è don Milani e tanto meno il Nazareno, si può provare a uscirne con un espediente molto semplice, quasi un trucco. Provare a vivere come se ognuno, delle proprie parole e delle proprie azioni, dovesse rispondere solo a se stesso. Vuoi vedere che alla fine, senza volerlo, senza prevederlo, scopri di avere più follower del previsto?”
L’Amaca di Michele Serra. La Repubblica 3 luglio 2019
Don Milani oggi. Per il manifesto.
Il manifesto che il 23 giugno fa 50 anni. Un lavoro collettivo che non verrà fermato, neanche da questo vicegoverno (semi cit.). “Io rompo“.