“Oltre alle responsabilità del Pd, ci sono anche quelle degli altri soci. Il salvataggio non è stato possibile per i veti incrociati dei soci“. Nell’ultimo giorno delle pubblicazioni de l’Unità, il direttore Luca Landò è comunque fiducioso. “Siamo una testata dura e torneremo in edicola“. Da il manifesto di oggi. E quissù la mia vignetta.
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Luce accesa
Collaboro da qualche anno con Liberazione, da quando nel 2007 Antonella, che aveva conosciuto le mie vigne sul web, mi chiamò per mettere su Paparazzin. Ho poi collaborato più o meno continuativo fino ad oggi. Il 1 gennaio Libe dovrebbe cessare le pubblicazioni. Ho sempre trovato che la caratteristica qualificante del giornale fosse la possibilità nel suo piccolo di dare notizie dimenticate, nascoste. Di far conoscere per primo le proteste sui tetti o sulle gru per il lavoro, di dare voce alle associazioni ai movimenti (come i Notav). Di parlare di migrazione e di uomini non di merci; di parlare di carcere e della condizione carceraria, di diritti civili (ad es. i casi Aldovrandi e Cucchi). Anche in anni in cui era difficile non essere distolti dal Berlusconi. E così anch’io ho potuto svignettare non monotematico, ma potendo toccare le questioni che mi interessano e che mi sono care assai.
Il 1 gennaio Libe dovrebbe cessare le pubblicazioni, dicevo, e la sua assemblea permanente di giornalisti e poligrafici ha deciso “l’occupazione aperta del giornale, perché Liberazione continui a vivere”. Ci sono posti di lavoro da difendere, ma c’è da difendere un pezzo di libertà di espressione, un pezzo di democrazia. Questi giorni c’è da parlare di Liberazione.
Update: vedo ora questo lucido pezzo di Gubi: Beppe Grillo, il libero mercato, l’editoria e i giornali di partito, da leggere.