E Syriza vince davvero. La vignetta di oggi per il manifesto.
P.s. altra vignetta sugli italiani in Grecia. Anche su Polisblog.
E Syriza vince davvero. La vignetta di oggi per il manifesto.
P.s. altra vignetta sugli italiani in Grecia. Anche su Polisblog.
Fino a quel momento, quel popolo si era sentito xyzano alle partite della nazionale di pallone, ascoltando l’inno in piedi e mormorandone le parole, commentando lo schieramento ed il modulo decisi dall’allenatore, criticando questo giocatore ed applaudendo quell’altro.
Poi ci fu uno, poi dieci e cento e mille che si sentirono soltanto spettatori.
Come quando si dava loro il potere frivolo del televoto: quale canzone ti piace di più, popolo xyzano? chi vuoi mandar via dalla casa sull’isola del grande fratello?
Iniziarono a vidersi in giro bianchi tifosi della squadra bianco-rossa della capitale andare allo stadio cordialmente coi neri tifosi della squadra rosso-nera della capitale: tanto che c’entriamo noi, ammettevano serenamente alle telecamere, e che c’entrano le nostre vite con quelle dei nostri calciatori strapagati e del presidente e dello sponsor che li strapagano?
La domenica successiva rinunciarono allo stadio e andarono a chiaccherare ad un pub per conoscersi meglio.
Iniziò forse da lì, iniziò in buona parte dalla crisi.
Per ogni cittadino di quel popolo, sentirsi xyzano inizio ad essere una affermazione plurale, un pò come definirsi fidanzati o sposati e stabilire con coscienza le qualità quotidiane di quella convivenza.
Il senso di quell’affermazione iniziava perciò ai supermercati, alle fermate degli autobus, tra i gruppi di studio delle università: il popolo xyzano non voleva più fottersi a vicenda e fottersene dello stato della nazione.
L’eccessivo stipendio di fronte alla miseria più nera appariva come un furto anche se non era scritto così (..ancora..) in nessuna riga di nessun codice di legge, la gente buttata per strada a dormire una insopportabile bestemmia che sfidava il pugno d’un vescovo.
Rilessero dei greci, il popolo xyzano.
I quali onoravano i propri campioni con una corona d’alloro, un nome scritto per i secoli in un elenco e via. Che avevano inventato la democrazia e la turnazione delle cariche.
Da loro, col sistema capitalistico che era prevalso si vinceva vita o morte, buone scuole ed opportunità per i figli o cattive scuole e scarse opportunità per i figli, collocazioni in ceti sociali che non si chiamavano caste tanto per non far gli indiani.
Da loro chi acquisiva una carica giurava prima agli elettori che questa era la volta buona per rivoluzionare un paese che non si era rivoluzionato mai, poi si chiedeva la fiducia di 1000 giorni, poi le due legislature d’ordinanza.
Iniziò così che ciascun cittadino xyzano all’aeroporto dal quale lasciava il Paese dichiarasse con prontezza il proprio nome e cognome, in quanto propri, al più familiari, ma sulla cittadinanza, identità plurale, si guardasse attorno e stesse almeno mezzo minuto a riflettere bloccando la fila.
“Xyzano”, rispondeva infine.
Ma lo so, potremmo far meglio, avremmo potuto far di meglio.
massimo
26 Gen 15 at 04:52 edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>