Segnalo che oggi su l'Unità esce la vigna su Gru e migranti. Riguardo la vigna quissù, invece, molto ci sarebbe da dire su come vengono date 'ste notizie, sulla situazione dei Nidi privati in Italia, sulla condizione (contrattuale e formativa) di chi lavora nei suddetti, sulla considerazione dell'infanzia nel Paese di Ruby. Allora, daje all'orco. Sul punto dell'informazione, interessante poi l'amaca di ieri di Michele Serra, che riporto integralmente. Un nuovo "asilo degli orrori" (a Torino) ha fatto il suo ingresso nella già ricca casistica di luoghi "degli orrori", che già comprendeva precedenti asili di precedenti orrori. Solo che, come in altri casi, sussistono differenti opinioni a proposito dell'effettiva orribilità di quel sito, tanto che alcuni genitori di sono schierati con le maestre. Nel dubbio, e affidando agli inquirenti (i soli autorizzati a farlo) il compito di accertare se si tratti di un orrore o di un errore, non sarebbe meglio trovare opportune varianti (anche per non annoiare) alla dizione "degli orrori", oramai diventata una specie di tic mediatico e applicata indistintamente a qualunque teatro o teatrino di violenze, vere e supposte? Si capisce che "degli orrori", a partire dal fortunatissimo cult-movie "La bottega degli orrori", è un marchio di sicuro effetto e di ottimo impatto commerciale. Si capisce che "asilo forse degli orrori ma forse no", e anche "asilo fortemente sospettabile di episodi sconvenienti", sarebbero dizioni troppo lunghe per un titolo, e troppo vaghe per affascinare il pubblico. Ma, per esempio, dire "asilo" e basta?
Quando si tratta di scuola è come se nelle redazioni distribuissero le caramelle: si può immaginare -e inventare- qualunque schifezza certi dell'impunità.
utente anonimo
16 Nov 10 at 11:24 edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
L’ho tweetato!
Manuele
10 Dic 11 at 13:32 edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>