Freedom Is Coming Tomorrow

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La vignetta oggi è su Liberazione.

Amo il Sudafrica, la sua storia di liberazione, la verità e la riconciliazione. Mie bandiere erano i film (come Biko), la sua musica di lotta, dolore e gioia (il musical Sarafina, Johnny Clegg & Savuka, Miriam Makeba, …). Feci tesi all’università, quando ancora si era lontani dalla fine dell’oppressione. Amo Mandela e gli altri eroi positivi, una vera rivoluzione, persino -quasi pacifica-. E la vittoria sull’assurdo razzismo di stato. One man, one vote. Perciò da “seguitore-normodotato” di calcio e da amante del Sudafrica, oggi sono contento. E però i riflettori accesi (e il mio dichiarato amore) mi consentono di allargare la visione periferica. L’articolo di Antonio Spera qui di seguito, è uscito su Amani di aprile. Solo un avvertenza: la legge sulla legalizzazione della prostituzione non è stata poi approvata, è ferma ancora in parlamento. Per fortuna. Per il resto: numeri, problemi, sono ben presenti. Forza Sud Africa e la lotta per nuovi diritti.
"2010: 5 candidature di Paesi africani; 1 solo marchiato dall'apartheid; 19esima edizione; 16 gradi di temperatura; 32 nazioni qualificate; 768 giocatori, 11 giugno-11 luglio; 10 stadi di cui 7 nuovi; 198 Paesi collegati in mondovisione. E che visione. Celestiale. Nel1990 durante i mondiali italiani avevo 11 anni, e quei numeri, questi numeri, erano musica per me. Oggi 20 anni dopo, a quei numeri ne aggiungo io altri. 46 milioni di persone la popolazione sudafricana; 9.000 i reati tra furti, rapine a mano armata e omicidi solo negli ultimi 6 mesi; 6 milioni i sieropositivi; 23 i secondi che passano prima che una donna venga violentata; 30 la percentuale delle morti causate dall'HIV. Numeri i primi, numeri i secondi. Ma, come in matematica, si ragiona per insiemi. E l'insieme in questione è la Coppa del Mondo 2010 in South Africa il prossimo giugno. Ecco allora che la mascotte ufficiale, Zakumi, non sembra più un amabile leopardo di color verde, ma una iena feroce ed affamata. E se c'è chi obietta all'ineffabile serietà dei numeri, possiamo passare alla fisicità delle parole: «Mi aspetto un mucchio di sterline e dollari, poi, dopo i Mondiali, mollo tutto» – Tshepiso 23 anni ma già prostituta da 6 a Rustenburg, città mondiale. «La ragazza quella sera indossava un piccolo kanga e teneva le gambe incrociate. Secondo la tradizione zulù sono i segni che è consenziente. Nella nostra cultura rifiutare questo segnale è colpa più grave che fare violenza» – Jacob Zuma, attuale presidente del Sudafrica, processato per lo stupro di una ragazza sieropositiva; «Dopo essere stato con lei ho fatto subito una doccia per ridurre al minimo il rischio di contagio» – Jacob Zuma bis. Che i mondiali siano l'apogeo del marcio del business del calcio, è cosa arcinota, e forse ormai inestirpabile. Che sia la costruzione di cattedrali nel deserto o l'appalto alla multinazionale X che importa ed esporta merci ma mai diritti, ormai poco importa. O magari la fibra ottica che silenziosamente sta correndo lungo le coste dell'Africa per giungere a giugno fino a Cape Town, per fare del Paese di Mandela il posto più connesso del mondo. Tutto verrà zittito dal fischio d'inizio, dal goal in sforbiciata, dai cori al giocatore che siede in panchina e che viene invocato dalla folla, dai gossip delle Wags inglesi, o dalle uuvuzelas che a migliala verranno suonate negli stadi. Chi si ricorderà che in tempi recenti a Durban, dove sorgerà uno degli stadi più all'avanguardia del mondo, sono stati cacciati migliala di venditori di strada, che lavoravano lì da anni, per fare spazio ai venditori ufficiali associati alla FIFA e per costruire nuovi parcheggi? Lo chiamano lo "Slums Act", per dare un volto "pulito" alle città, in modo che i turisti-tifosi non siano turbati. Non farò una classifica delle nefandezze che questi mondiali stanno portando con sé, ma c'è una cosa che uno scarpino bullonato, per quanto famoso, non dovrà mai calpestare: il corpo e la dignità delle donne. I Mondiali in Sudafrica rischiano di essere ricordati per la prostituzione, la violenza sulle donne e l'HIV. Tre cose tenute insieme da un sottile filo. Spinato. Mentre i CT di tutto il mondo si affannano a trovare presunti fuoriclasse e lasciarne a casa altri realmente riconosciuti come tali, in Sudafrica si discute ferocemente sulla volontà politica di legalizzare la prostituzione durante i Mondiali. Un Paese dilaniato dalla povertà di molti e dalla sieropositività di moltissimi rischia di consegnarsi ad un eccidio annunciato. Un paese dove ai numeri agghiaccianti sull'HIV si deve sommare la già consumata abitudine di violentare le donne. Come dice il presidente. Cosa succederà legalizzando la prostituzione? Ci sarà la mattanza perché tutto sarà concesso. Orde di accaniti tifosi andranno in cerca di esotiche odalische, spesso scambiandole per peripate-tiche. E che importa se poi si fa violenza. Tanto in aula non si deve provare la colpevolezza del violentatore ma l'innocenza della violentata. Lo dice la legge. Questo è il Sudafrica che accoglie i Mondiali, e questo è quello che i Mondiali copriranno prima durante e dopo quel triplice fischio l'11 luglio. Io non dico di boicottare i Mondiali, ma almeno di ricordarsi che per battere un rigore si impiegano circa 20 secondi, prima del duello tra il giocatore e il portiere. Lo stesso tempo che impiega una donna ad incontrare il suo carnefice in una città sudafricana. In quei secondi se tratterrete il respiro non sarete gli unici a farlo. Se la palla andrà in rete, sarete i soli ad esultare."
Da “Amani”, aprile 2010 *articolo di Antonio Spera coordinatore di Amani a Kivuli durante i campi di incontro estivi, è attualmente in Zambia con un progetto MAE sulle disabilità.

Written by Mauro Biani

Giugno 12th, 2010 at 12:01 am

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