Disegnare sotto dittatura

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Vignetta e pezzo scritto, oggi su Liberazione friprez

Disegnare sotto dittatura di Alvise "Dalai Mamma" Spanò alvise.spano[at]gmail.com
E’ proprio vero che per fare successo bisogna andare all’estero: mentre in Italia la satira disegnata langue nel suo torpore senile, in Birmania per diventare famosi basta piazzare una vignetta al posto giusto. Certo, c’è anche questa condanna a venti anni di carcere, stagione più, stagione meno, ma per il ventottenne Nay Phone Latt questo è stato un piccolo prezzo da pagare per togliersi lo sfizio di prendere per il culo il regime più stronzo del mondo. "Generale, noi chiediamo di discutere dei nostri diritti umani", diceva il ragazzo disegnato nella vignetta incriminata, e un soldatopoliziotto con randellone a punta rispondeva sincero: "Ragazzo, sei sicuro che io sia ancora umano?" . Per questa bravata dobbiamo ringraziare quei sovversivi dei monaci buddisti, sempre troppo telegenici nel sanguinare, che hanno fatto incazzare a più riprese la giunta militare della Birmania provocando una repressione crudele. Con un piano efferato e sanguinario, le mammolette in divisa pronte a piangere di fronte ai monaci feriti sono state spedite a scuola dai vertici della polizia di Stato italiana, adottando come libro di testo il manuale "come spaccare teste ribelli e vivere impuniti". Da qui la sequenza di randellate degne del G8 genovese. Trenta morti (ovviamente per colpa dei manifestanti) e migliaia di arresti non sono bastati a saziare la sete di legge e ordine del regime Birmano, che ha pensato bene di estirpare dal gregge anche l’ultima pecora nera: il vignettista che aveva osato trasformare questa mattanza in una colorata pernacchia rivolta ai coglioni che l’hanno perpetrata. Quando volano botte da orbi, se provi a disegnare un manganello in mano ad una faccia da fesso scopri che la matita è lo strumento di ribellione più sovversivo di cui può disporre chi ha deciso di non spegnere il cervello. E ora via alla solidarietà: tutti pronti per il televoto e fingiamo di indignarci per il vignettaro almeno quanto abbiamo fatto per i monaci.
Credits: Peacereporter, Reporters sans frontière, il blog di Nay Phone Latt.
P.s. sul tema uscirà anche una mia vignetta "di pongo" sul prossimo Emme. Giuro che lunedì la metto su.

Written by Mauro Biani

Novembre 12th, 2008 at 12:31 am

3 Responses to 'Disegnare sotto dittatura'

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  1. Mauro…non basta fare finta. L’indignazione è una merce sempre più rara, ma è il motore che muove la protesta, il dissenso e anche la satira…che è un modo intelligente e graffiante di analizzare una realtà, denunciandone le incongruenze e le atrocità.

    theobserver

    12 Nov 08 at 18:24

  2. ma com’è che dopo aver visto le tue vignette mi vengono sempre due emoticone?

    🙂 🙁

    Chi glielo spiega a Brunetta?

    animasalva

    13 Nov 08 at 11:27

  3. bello sto blog scritto in birmano, si capisse qualcosa.

    utente anonimo

    13 Nov 08 at 20:49

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