somalia, mogadiscio, guerra infinita, vignetta
Mohamed, l’ho conosciuto nel 1990 che era appena giunto in Italia dalla Somalia con sorelle e madre. Era il più piccolo (aveva 5 anni) di una grande famiglia somala nostra amica. Da quel momento in poi non ci siamo più persi di vista, fino al loro trasferimento vicino Perugia (4 anni fa), divenuti, peraltro, vicini di casa di mio fratello. Considero Mohamed, che ora ha 22 anni, un fratello minore. L’ho seguito dall’infanzia alla giovinezza, alla adolescenza, dai difficili momenti di una integrazione maldigerita da bambino, alla coscienza, ora quasi serena, di una doppia appartenenza, all’Italia e alla Somalia, anzi a Mogadiscio, la sua città. Ed anche lui mi è stato vicino nei miei momenti difficili, da fratellino a fratellone giuggiolone. Perciò spero non me ne vorrà se oggi e sempre, quando vedo il travaglio infinito del suo Paese, penso ai suoi occhi tristi e fieri. Quelli che in ogni situazione gioiosa o triste della sua giovane storia, comunicano forza e rimpianto di una Mogadiscio bambina, trapiantata a Roma, pure spesso accogliente, ma costretta. Caro Mohamed, vorrei un giorno, chissà quanto ancora lontano, fare un giro con te a Mogadiscio, certamente stranieri tutti e due, ma coi tuoi occhi sereni, non più nè tristi nè fieri, ‘che tristezza o fierezza non servirebbero più.
Riporto, infine, un piccolo pezzo di sua auto presentazione che gli avevo chiesto di scrivere per un reportage a più voci sui giovani mussulmani in Italia. Ancora inedito.
“Mi chiamo Mohamed ho 22 anni sono somalo e vivo in Italia dall’età di 5 anni con la mia famiglia. Sono musulmano perché la mia famiglia lo è e perché il mio paese è per tradizione di fede islamica. Non sono praticante, non conosco infatti il corano e le preghiere. L’istruzione è infatti una componente importante dell’Islam. Per istruzione intendo quella fatta nelle scuole di corano o quella che ricevi nell’ambiente familiare dove vieni educato alla pratica della religione e a conoscerne i precetti. Questa forma di istruzione io non l’ho mai ricevuta come l’hanno ricevuta nemmeno le mie sorelle che come me sono cresciute con un’educazione laica. Nonostante ciò noi tutti siamo e ci consideriamo mussulmani. Io sono cresciuto in Italia dove la scuola, gli scout e gli amici hanno contribuito alla mia formazione. Le persone che oggi frequento ad eccezione della mia famiglia sono di religione cristiana o comunque di fede diversa dalla mia. Questo non ha mai rappresentato un problema ne è mai stato motivo di conflitto. Forse perché in me la religione non è fortemente sentita o perché nei modi e nelle abitudini non è così evidente l’appartenenza ad una fede diversa. Sono vissuto fino ad oggi serenamente con la consapevolezza delle mie origini e delle mie tradizioni senza il timore di mostrarli e senza il desiderio di imporli.”
baci
daisi
daisi
29 Dic 06 at 21:52 edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
[…] una vita difficile ma sempre vissuta con uno stile da regina vera. Un abbraccio forte e grande ai suoi figli, miei fratelli. O.t. ma neanche troppo, la vignetta di oggi per il […]
Salada at Mauro Biani [punto] it
22 Dic 16 at 00:01 edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
[…] una vita difficile ma sempre vissuta con uno stile da regina vera. Un abbraccio forte e grande ai suoi figli, miei fratelli.O.t. ma neanche troppo, la vignetta di oggi per il […]
Salada – ReportNews
22 Dic 16 at 02:23 edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>