Casa, famiglia, patria e libertà

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Una lettera-appello (che trovate in coda al post)  inviata da operatori sociali ed educatori professionali di Roma che denunciano una "grave situazione di disagio" nei centri di accoglienza per madri con figli minori e persone senza fissa dimora per i prossimi "tagli" annunciati dal Comune, è stata rilanciata anche attraverso una mia vignetta e un pezzo di Alvise Spanò, usciti ieri su Liberazione friprez. Nei prossimi giorni altre iniziative.
Casa, famiglia, patria e libertà. Di Alvise "Homeless" Spanò alvise.spano[at]gmail.com
"Ma proprio non l’avete capito perché la "Casa delle libertà" ha cambiato il suo nome in "Popolo delle libertà"? E’ molto semplice: per la casa ci vuole un tetto, e bisogna pagare le spese di condominio, mentre il popolo può stare anche all’aria aperta in mezzo alla strada, e se cerca riparo sono cazzi suoi. A fare le spese di questo salto culturale e semantico sono state le "Case Famiglia" che accolgono madri con figli minori e persone senza fissa dimora del Comune di Roma, ai quali sono stati tagliati i finanziamenti perché il popolo delle libertà può benissimo cavarsela da solo senza un tetto sulla testa, e degli altri chi se ne fotte. Ma in tutto questo non si è riusciti ad evitare i soliti piagnistei assistenzialisti, le fastidiose lacrime di coccodrillo degli operatori sociali che non hanno saputo aggiornare la loro professione: è come se i maniscalchi si lamentassero perché la gente non va più a cavallo, o i telegrafisti volessero continuare a usare l’alfabeto morse negli uffici delle poste. Questa gente che punta ancora sui servizi sociali come prevenzione del disagio non ha capito che oggi l’aria è cambiata, e sul mercato del lavoro rende molto di più fare altri mestieri. La ballerina con aspirazioni ministeriali, il palazzinaro che fabbrica mattoni con i fanghi tossici dalle discariche abusive per farne mattoni, la guardia dal grilletto facile, il ristoratore convenzionato con lo Stato per portare la sbobba nei CPT: sono queste le professioni del futuro, che rilanciano l’economia e tengono assieme il tessuto sociale del paese. Chi è rimasto indietro e pensa ancora di risolvere i problemi con le strutture di accoglienza è un dinosauro incapace di adattarsi ai tempi che cambiano. In una società maleducata e impazzita non c’è posto per educatori e psicologi. C’è la crisi, e ognuno deve farsi i cazzi propri per sopravvivere: gli assistenti sociali stiano a casa a pensare alle loro famiglie. Il cancro che consuma la convivenza civile fino a scatenare risse nei supermercati per le offerte sui telefonini è ormai un male incurabile, e quindi gli operatori sociali non hanno più un cazzo da operare, il paziente è morto e sepolto. Facciamocene una ragione: aiutare il prossimo è fuori mercato. Rifatevi una professione e la prossima volta imparate a capire dove tira il vento. Ci rimane solo da convincere questa opinione pubblica ipocrita e fin troppo buonista. Ma vedrete, basteranno un paio di finti rapimenti di neonati o lo scandalo di un operatore pedofilo per avere le folle inferocite che abbattono con le ruspe le case famiglia piene di puttane con figli bastardi e fannulloni che non vogliono pagare l’affitto. Dateci tempo, il popolo delle libertà sta lavorando per voi".
La lettera-appello degli operatori:
Ci sembra doveroso sottoporre alla vostra attenzione e a quella di tutti i cittadini, la grave situazione di disagio che vede coinvolti gli operatori e gli educatori di cooperative sociali, impiegati nei centri di accoglienza per madri con figli minori e persone senza fissa dimora del Comune di Roma. I nostri posti di lavoro sono infatti a rischio, a causa del bando di gara a ribasso pubblicato il 29/09/2008, indetto dal V Dipartimento Assessorato alle Politiche Sociali e della Salute e nello specifico dalla U. O. Emergenza Sociale. Il suddetto bando si è chiuso il 18/11/2008 per i centri di Madre Teresa di Calcutta in Via Assisi 39 e per la Comunità Insieme Roma Tre sita in Via G. Ventura 60, mentre il 19/12/2008 scadranno i termini del bando per il centro di Giaccone 1 e Giaccone 2, sito in Via Cassia 472. I bandi tagliano risorse economiche decisive affinché possa essere portato avanti, con serietà ed impegno, un servizio attivo ormai da diversi anni, rivolto alle fasce più deboli della società, quali nuclei mono-parentali ed adulti emarginati. Alle nostre richieste di chiarimento su tale linea decisa dall’Amministrazione Comunale, le risposte sono state vaghe ed insoddisfacenti. Noi tutti dunque, professionisti impegnati da anni in prima fila nei servizi cosìddetti essenziali per il mantenimento del tessuto sociale, assistiamo impotenti di fronte al loro smantellamento, amareggiati per il mancato riconoscimento da parte degli amministratori locali del lavoro svolto fino ad oggi, nonché della passione investita nei progetti di vita e di reinserimento sociale per le persone disagiate. Nelle strutture del Comune di Roma, infatti, vengono accolti i nuclei di madri sole o gestanti, con figli minori. Trattasi di donne, italiane e straniere, vittime di violenza all’interno delle mura domestiche, donne vittime di tratta, o madri con problematiche sanitarie gravi. In questi centri di accoglienza le ospiti trovano nell’immediato una risposta concreta alla loro richiesta di aiuto e alle loro necessità primarie, quali un pasto caldo e una camera confortevole per sé e per i propri figli. In un secondo momento le figure professionali delle Cooperative sociali impiegate presso questi servizi grazie all’instaurarsi ad una relazione di fiducia con l’ospite, lavorano insieme alla attivazione e alla ricostruzione della rete territoriale e sociale (contatti con i Servizi Sociali Municipali, scolarizzazione dei minori, regolarizzazione dei documenti, supporto legale e sanitario, reinserimento lavorativo e professionale ecc.). Altra tipologia di strutture in cui gli operatori sociali e gli educatori sono impiegati, riguarda i centri per adulti singoli senza fissa dimora. Anche in questo ambito il lavoro svolto ha come obiettivo l’offerta di servizi primari (posto letto, docce, biancheria, vestiario); successivamente si avvia un progetto di reintegrazione sociale e lavorativo. Ridurre il personale e squalificare il tutto ad un servizio di puro assistenzialismo comporta da una parte lo snaturamento del circuito di accoglienza, che ha da sempre avuto come obiettivo la restituzione della dignità personale compromessa dalla vita passata in strada, inoltre comporterebbe l’ulteriore abbandono di nuclei e di personalità fragili facilmente adescabili dalla criminalità. Tagliare i finanziamenti al Terzo Settore causa l’impossibilità di seguire l’iter della regolarizzazione delle persone immigrate, che il piú delle volte scappano da situazioni di guerra e di fame e si ritrovano spaventate e spaesate in una città cosmopolita come Roma. Ciò che ci colpisce nelle scelte dell’attuale Amministrazione, è la contraddizione che ne caratterizza l’operato in quanto il messaggio rivolto alla cittadinanza romana vuole diffondere un clima di serenità e sicurezza, tratteggiando un’immagine della Capitale in cui è stata risolta la questione dell’emarginazione sociale, del degrado e della delinquenza. La realtà a cui noi assistiamo, invece, ci mostra una gestione rivolta all’isolamento, all’interno delle strutture di accoglienza, ridotte a semplici contenitori della marginalità. L’obiettivo di tale politica è dunque quella di non rendere visibile agli occhi dei cittadini questa parte scomoda della società, piuttosto che impegnarsi per la risoluzione effettiva delle problematiche, attraverso una seria presa in carico di queste categorie disagiate. Infine, il mancato riconoscimento delle professionalità coinvolte nel settore porterà la categoria ad una progressiva ma inesorabile estinzione.
Gli operatori sociali e gli educatori professionali Centro Madre Teresa di Calcutta Giaccone 1 Giaccone 2 Comunità Insieme Roma Tre

Written by Mauro Biani

Dicembre 4th, 2008 at 1:03 pm

4 Responses to 'Casa, famiglia, patria e libertà'

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  1. Grazie di cuore a tutt’2. Siete riusciti ad esprimere perfettamente cio’ che desideravamo! Continuiamo a fare un po’ di rumore e a sperare.

    Grazie davvero.La soreta.

    utente anonimo

    5 Dic 08 at 14:43

  2. Gent.mo Dott.Mauro Biani, Le invio quanto già comunicato al Dott. Spanò in merito alla questione anche per informarLa degli sviluppi, comprensivi di accordo con le OO.SS. Cordiali saluti Aldo Barletta.

    “Gent.mo Dott. Alvise Spanò, in relazione al suo articolo apparso su Liberazione e pubblicato anche su internet, il sottoscritto dirigente dell’emergenza sociale del Comune di Roma la informa che nessun taglio è stato effettuato a sfavore delle persone in disagio (anzi il numero delle persone accolte è stato strutturalmente aumentato) né alcun taglio indiscriminato alla professionalità degli operatori. La informo altresì che la rimodulazione dei bandi di gara per la gestione dei centri di accoglienza ha da una parte razionalizzato i costi, dall’altra ha implementato la capienza. Non c’è alcun atteggiamento incurante nei confronti delle professionalità degli “ operatori sociali “ che infatti hanno trovato, dopo trattative serrate (ed il comunicato degli operatori è un atto della gestualità sindacale), pieno accordo in data 05.12.2008.

    La informo altresì che le economie derivate dalla rimodulazione dei centri di accoglienza, saranno dedicate per l’apertura di altro centro per le persone anziane in disagio ovvero per aumentare le mense sociali. Si sta cercando di aumentare strutturalmente l’accoglienza, non di diminuirla.

    Aldo Barletta”

    utente anonimo

    11 Dic 08 at 14:53

  3. ?

    utente anonimo

    16 Dic 08 at 21:25

  4. […] ma importante. Ai passanti e ripassanti: a seguito del pezzo satirico di A. Spanò e della mia vignetta sulla riorganizzazione di alcune strutture del servizio sociale di Roma (pezzo e vignetta usciti […]

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